Jenny Rissveds, chi non la conosce?!
Stiamo parlando dell’atleta del team svizzero “SCOTT- SRAM” che lo scorso anno vinse la medaglia d’oro alle olimpiadi di mtb di Rio de Janeiro. La stessa atleta che quest’anno alla cape epic ha corso in coppia con il suo ds Thomas Frischknecht aggiudicandosi la vittoria di categoria.
Da un atleta che ha raggiunto questi ed altri risultati come non aspettarsi, nel breve termine, altre eccellenti performance? È normale: più un atleta colleziona vittorie, conquista maglie, ottiene podi e più aumentano le aspettative da parte dei fans che non vedono l’ora di gioire ancora una volta con il proprio/a beniamino/a.
Tuttavia, lo sappiamo bene, un biker non è solo gambe ma è prima di tutto testa e cuore e quando il cuore ha subito un duro colpo (Jenny Rissveds ad inizio stagione 2017 ha perso improvvisamente entrambi i nonni) la mente cambia temporaneamente priorità.
Per competere ad alti livelli la mente dev’essere libera e sgombra da altri pensieri, solo quando l’attenzione è interamente focalizzata su obiettivi di performance allora il biker è nelle condizioni di dare il suo massimo. Forse, al momento, per Jenny Rissveds è ancora presto.
Cosa ne sa l’opinione pubblica dei sentimenti che la giovane atleta nutriva nei confronti dei nonni? Un dolore tale da far passare in secondo piano qualsiasi altra cosa, bicicletta compresa.
Nessuno può sapere realmente cosa questa ragazza abbia passato, nessuno a parte la Rissveds conosce le emozioni e le difficoltà extra sportive che ha dovuto affrontare in questi mesi.
Tuttavia alcuni giornali e riviste del settore, da parte loro, non perdono occasione di evidenziare i mancati risultati della giovane atleta, talvolta attraverso commenti a dir poco “insensibili” e quasi “accusandola” di aver deluso le aspettative del resto del mondo.
Per il biker è fondamentale avere molta forza mentale ed una salda autostima per sopportare ed affrontare, oltre alle difficoltà familiari ed extra sportive, anche i commenti e le critiche “distruttive” che arrivano dall’esterno.
Prendo l’esempio di Jenny Rissveds per trattare una paura molto diffusa tra gli atleti d’alto livello, la paura di deludere le aspettative di altri, quelli percui alla fine ciò che conta è il risultato.
Fra i biker più a rischio, e per cui è molto importante imparare a gestire queste “pressioni esterne”, sono soprattutto i corridori vincenti, quelli dati per favoriti alla vittoria, i vincitori della passata edizione di una certa gara, gli atleti che nel corso della stagione o in quella appena conclusa hanno collezionato importanti successi.
Dopo aver collezionato successi e vittorie in passato, quando la stagione non sta andando per il verso buono, la sensazione di questi biker può essere quella di avere attorno persone (fans, giornalisti, amici) che si aspettano tanto, tra cui alcuni sono pronti a puntare il dito accusando la delusione in caso di una performance pessima o mediocre.
L’invito è di mai dimenticare che dietro ad un atleta c’è una persona che “fa fatica” e non solo in bici ma nella vita di tutti i giorni, un fatica che è prima di tutto mentale, e spesso emotiva, perché per raggiungere obiettivi di alto livello l’attenzione ed il sacrifico devono essere assoluti.
Augurando a Jenny Rissveds di trovare una nuova serenità mentale ti invito a lasciare un commento sul mio blog.
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Dott.ssa Claudia Maffi (psicologa dello sport)