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La mente: temibile avversaria o principale alleata?

 

Vedere la gioia sul volto di Jenny Rissveds al traguardo della prova di coppa del mondo a Lenzerheide, di certo, ha scaldato il cuore di tutti i suoi tifosi che, negli ultimi due anni più che mai, l’hanno sostenuta e supportata nella battaglia contro l’avversaria più tosta di tutte, la propria mente.

 

Si, perché la mente è molto potente!

Ci dà la forza per portare avanti ogni giorno allenamenti duri ed impegnativi, ci dà la forza di raggiungere il traguardo nonostante il dolore e la fatica ma, allo stesso tempo, può metterci pressione, può demotivarci alimentandosi continuamente di pensieri negativi, può distrarci portando la nostra attenzione su cose futili ed, in certi casi purtroppo, può persino farci passare la voglia di vivere.

 

C’è molta pressione sugli atleti: devi sorridere, devi fare molte cose, devi essere social, dovresti guadagnare tanti soldi e nel mentre devi viaggiare per tutto il mondo.” racconta la Rissveds in un’intervista pubblicata su pianeta mtb https://www.pianetamountainbike.it/news/amp/58490.html Non era quello il modo in cui volevo vivere lo sport che amavo.”

 

Le “luci della ribalta” possono illuminare l’atleta alla ricerca del successo così come possono, invece, "accecare" un atleta impreparato ad affrontare tutto ciò che il successo comporta.

 

A tal proposito mi viene in mente un passaggio all'interno del libro “l’inconscio di Coppi” in cui l’autore dell'opera (e mental coach), Paolo Viberti, chiede al grande Fausto: “Tu sai vincere? Sai cosa significa sopportare il peso della vittoria e il giudizio di chi ti chiede e ti obbliga a non smettere di trionfare sempre e comunque? perché quello è il destino implacabile dei vincenti che non sanno che vincere e dunque non sono in grado di sopportare ciò che inevitabilmente verrà dopo la vittoria.”

 

La Rissveds dice di essere stanca di tutto ciò; Queste le sue parole riportate da pianeta mtb.it:

Sono stanca di contare quanti follower ho, sono stanca di guardare i risultati, sono stanca di fare ciò che la società mi chiede di fare.”

 

Tutte queste richieste, ad un certo punto della carriera dell'atleta, sono state interpretate dalla sua mente come “pressioni” ed hanno, giorno dopo giorno, ammazzato la sua motivazione! 

 

Già, la motivazione! quella stessa forza motrice che spinge ogni atleta ad uscire di casa per allenarsi nonostante il freddo, il caldo e la fatica, quella spinta che ti porta oltre la linea del traguardo in gare dure ed estreme, quella forza potente che ti tiene lontano da casa e dai tuoi cari, quella motivazione che ti porta a fare delle rinunce e, talvolta sacrifici, pur di raggiungere il tuo obiettivo.

 

La mente della Rissveds, "accecata" da tutte queste pressioni, ha perso di vista l’obiettivo e di conseguenza ogni motivazione… o almeno fino alla nascita del Team 31!

 

Il suo obiettivo e quello del suo nuovo "team 31", ora, è salvaguardare l’articolo 31 della Convenzione ONU dei diritti dell’infanzia che afferma il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della loro età di bambini “questa è la ragione per cui sono tornata e questa è la mia MOTIVAZIONE per proseguire l’attività agonistica con una nuova energia. L’obiettivo stavolta non è vincere tutte le gare, ma invogliare i bambini a fare una vita attiva, a fare ciò che amano, ad essere sé stessi.”  Queste le parole della giovane campionessa svedese, riportate da pianeta mtb.it.

 

Voglio che quello che faccio ogni giorno abbia un significato più grande del semplice risultato.”

Porsi obiettivi di miglioramento o comunque obiettivi importanti per sé stessi, che vanno oltre il semplice “dover fare risultato”, è un atteggiamento mentale che protegge l’atleta dalle pressioni esterne, dal giudizio e dalle critiche distruttive; quando l’atleta ha ben chiaro il significato profondo di ciò che sta facendo nella sua vita, ciò che la Rissveds ha chiamato “visione d’insieme”, si può accedere con più facilità al potere della propria mente per realizzare grandi performance.

 

è incredibile quanto la tua testa può fare!” le parole della Rissveds riportate da pianeta mtb.it “Se credi in te stesso puoi andare lontano! Ora non voglio più concentrarmi solo sul risultato, ma comunque non voglio smettere di sognare di tornare là dove mi sono fermata, sul primo gradino del podio delle olimpiadi e continuerò a lavorare per tornare allo stesso livello.”

 

A volte le circostanze della vita, non solo le sconfitte ma anche le vittorie (sportive e non solo), possono farci perdere di vista ciò che è più importante per sé stessi, restringendo il campo attentivo della nostra mente su pochi aspetti perdendone di vista altri, in questi casi è importante fermarsi, uscire dal tunnel delle abitudini e domandarsi “perché lo sto facendo! Qual è il mio significato più profondo?

 

Il traguardo, anche quello di una gara, non è mai fine a se stesso! Ogni traguardo è sempre simbolo di qualcos’altro!

Passare quella linea, dopo km e km di fatica, rappresenta sempre un significato personale ben più profondo per ogni atleta!

 

Quando quel significato viene perso di vista e viene sostituito dalla necessità di vittoria a tutti i costi (per gli sponsor o per far vedere agli amici/ atleti avversari quanto valiamo) allora l’ansia prevale, la motivazione diventa fluttuante e l’autostima più sensibile alle critiche esterne ma, soprattutto, si perde quell’estro creativo che caratterizza le migliori performance.

Ben tornata Jenny Rissveds!

 

Dott.ssa Claudia Maffi

 

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