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TRAINING MENTALE E PEAK PERFORMANCE

L’atteggiamento mentale può davvero influire sulla prestazione sportiva?

 

Training mentale, o mental training, ormai se ne parla sempre più spesso nell’ambito dello sport.

 

Si tratta di un allenamento della mente e, nello specifico, un allenamento mirato a sviluppare e migliorare l’utilizzo di quelle abilità mentali implicate nelle performance sportive e nel raggiungimento dei propri obiettivi agonistici: capacità di concentrazione, gestione delle emozioni, in particolar modo dell’ansia pre-gara, autoefficacia, motivazione, capacità di recupero dall’errore, fiducia, percezione di controllo…

 

 

La psicologia dello sport ha dimostrato che è possibile, per gli atleti, imparare ad esercitare un controllo volontario su ciascuna di queste capacità attraverso delle tecniche mentali, in primis le tecniche di rilassamento e le visualizzazioni.

 

Ma, ti starai domandando, qual è il meccanismo attraverso il quale la mente influenza il rendimento fisico? Cosa accade, nello specifico, dal punto di vista dell’interazione tra corpo e mente?

 

Per rispondere a questa domanda facciamo riferimento ai risultati di svariate ricerche in ambito medico e psicologico; potrei citarti, ad esempio, il medico Hans Selye che, a seguito delle sue ricerche sullo stress, dimostrò come alcune funzioni vitali quali l’attività ormonale e il flusso sanguigno sono nettamente influenzate dal nostro atteggiamento mentale.

 

 

A dar man forte agli studi del Dott. Selye, successive ricerche hanno dimostrato come l’atteggiamento mentale sia responsabile, più nello specifico, dell’assimilazione dei minerali, dell’equilibrio dei fluidi nel corpo e del movimento dell’ossigeno e dell’anidride carbonica, ossia tutti elementi che inequivocabilmente risultano essere fondamentali ai fini della performance e del rendimento dell’atleta.

Secondo gli studi del Dott. H. Selye, “il cervello potrebbe influenzare i cambiamenti del corpo attraverso 3 principali meccanismi:

-        La trasmissione degli impulsi attraverso il sistema nervoso autonomo;

-        Inviando impulsi ai muscoli tramite l’area bulboreticolare del cervello;

-        Attraverso la regolazione e il controllo di determinate ghiandole endocrine”.

 

È stato dimostrato quindi che i pensieri e le emozioni possono giocare un ruolo chiave nella buona riuscita, o meno, della prestazione sportiva.

 

L’ansia pre- gara, ad esempio, così come tutte quelle emozioni derivanti dal pensiero di dover vincere a tutti i costi una competizione, provocherebbero a livello fisico un aumento della pressione sanguigna arteriosa, accelerazione del battito cardiaco e rigidità a livello muscolare.

 

Allo stesso modo (ma in senso opposto) il nervosismo pre- gara, l’apatia, la sfiducia nelle proprie capacità e la noia tenderebbero a rallentare le funzioni del corpo; la vasocostrizione derivante da questa tipologia di emozioni, infatti, toglierebbe quel nutrimento necessario al cervello affinché l’atleta possa utilizzare in modo efficiente le capacità mentali di cui si diceva nel primo paragrafo dell’articolo.

 

 

A livello mentale l’ansia pre- gara, così come anche la sfiducia nelle proprie capacità, comporterebbero quindi una riduzione della capacità di concentrazione e meno motivazione.

 

Le tecniche di mental training aiutano l’atleta a tenere sotto controllo tutte queste reazioni psico- fisiche e ad utilizzare al meglio le proprie abilità mentali.

 

La peak performance, infatti, si concretizza nel momento in cui l’atleta è in grado di coordinare ogni singola componente del suo essere, fisica e mentale percui, atleti che ricercate la massima prestazione non soffermatevi ad allenare solo ed esclusivamente il vostro corpo, integrate nella vostra preparazione atletica anche un adeguato e mirato training mentale per non lasciare nulla al caso.

 

Dott.ssa Claudia Maffi